Come è noto la mente riscopre un ruolo di primo piano nella disciplina dello Yoga.
Anche nell’Hatha Yoga, una delle scuole che fondano il proprio statuto sull’esercizio delle asana, la necessità di placare la confusione del pensiero sostituendola a una serena pace della mente, è inseguita e idealmente rappresenta il grado più alto cui è possibile aspirare.
La meditazione è la via strumentale per la quale si giunge alla più elevata contemplazione che implica la totale e assoluta immobilità.
Nello Yoga infatti non c’è distinzione tra livelli quantitativi (principianti, esperti, master), ma tra livelli qualitativi.
Solo chi pratica la perfetta contemplazione e raggiunge per mezzo delle asana la totale immobilità conosce lo Yoga nel suo strato profondo che è unione di corpo e mente.
Sebbene non esista una sequenza preordinata nella esecuzione delle asana, l’importanza di raggiungere la meditazione si riscontra nella consuetudine di far precedere alle asana di allungamento, di torsione, di potenziamento quelle legate al rilassamento inteso come possibilità di ascoltare con più attenzione i nostri pensieri scacciando ogni turbamento e ricomponendo nella nostra mente l’unità che prepara alla profonda meditazione.
La respirazione nasale alternata o la savasana (posizione del cadavere, sdraiati supini), che non richiedono tensioni o sforzi particolari, sono tra le asana preliminari agendo rispettivamente sul controllo del respiro e sulla distensione muscolare con lo scopo di astrarre la mente dalla realtà esterna.
In particolare la posizione del savasana, nota anche come posizione del cadavere, intende ricordare a chi pratica lo Yoga che non è l’esercizio fisico, non è la distensione muscolare, non è la tonificazione a rappresentare il fine ultimo dello Yoga, ma come nell’esistenza di ciascuno di noi il termine irrinunciabile è l’assenza di corporeità intesa come la scoperta di un nuovo corpo non materiale fatto di solo pensiero.
A fianco della meditazione molto diffuse sono le pratiche di visualizzazione attraverso le quali è la mente a generare corpi o materie che non esistono concretamente ma sono unicamente il frutto di una sua proiezione.
La visualizzazione di un luogo a noi particolarmente caro oppure di una persona alla quale siamo molto affezionati può aiutare ad allontanare le tensioni facilitando il raggiungimento dell’immobilità.
Nell’esercizio fisico, ad esempio nell’asana della pinza o in molte altre asana di allungamento, la facilità con cui possiamo immaginare di protendere gli arti in allungamento verso il volto di una persona amata è resa possibile proprio dalle pratiche di visualizzazione.